Il coraggio dei giovani

Avevo promesso di scrivere questa settimana alcune considerazioni sul primo dei capitoli del Progetto per la Città.                                          Avrei dovuto dal mio aquilone guardare alle nostre colline, ai campi e agli orti e ai frutteti, alle case con dietro il giardino, alle strade e ai cortili, agli angoli nascosti, alla storia che si nasconde fin negli angoli più bui dei vicoli. Avrei dovuto immaginare la città del futuro, quella intelligente, che conserva il bello che ha e aggiunge il nuovo senza contraddirsi.
Avrei dovuto, ma non lo farò. Perché resto un inguaribile monello dispettoso e non mi avverto libero se non seguo il mio pensiero, il mio istinto, i miei sogni e, ancora, perché credo sia giusto guardare ai giovani, sempre, ma ancor più adesso, a cavallo della ricorrenza della decima giornata internazionale delle Nazioni Unite dedicata, il 12 di agosto di ogni anno, a loro.
Tutto il nostro progetto guarda ai giovani. Li abbiamo visti per le strade e le piazze del mondo lottare con Greta Thunberg per salvare il pianeta su cui viviamo. Salvarlo dallo sfruttamento sfrenato, dal consumismo, dalla guerra, dalla pazzia di chi ha solo l’uzzolo del denaro ed è senza valori. Li abbiamo visti sulle piazze italiane contrastare la deriva populista, il razzismo, l’egoismo, la stupidità, la violenza, la corruzione, le mafie. Li abbiamo visti volontari dopo i terremoti e le alluvioni e, oggi, nella tragedia della pandemia. Un esempio di altruismo, di civiltà, di generosità gratuita, di bellezza che cova speranza.
Ma tra i giovani serpeggia anche delusione, inquietudine, isolamento. Quanti di essi gridano senza essere ascoltati e il linguaggio della loro anima non ci giunge. Quanta indifferenza dedichiamo loro invece che attenzione. Troppi segnali di sofferenza non sono colti. Troppe vite appena in fiore si stanno trascinando verso il basso, non all’altezza della dignità a cui hanno diritto. Le generazioni adulte hanno la responsabilità di aver lasciato passare l’idea che la vita è soltanto fare soldi senza curarsi del sordo malessere, della noia di vivere, sempre più angosciante, che l’assenza dei valori porta con se.
“Casagiove Coraggiosa”, cammina con le gambe dei giovani. Si ingegnano a far tutto, sprizzano un entusiasmo contagioso, non smettono mai di sorridere, sono determinati da una fede civile forte e non si lasciano rubare la sensibilità con la quale ascoltano il dolore e si commuovono e sanno del pianto di chi soffre. Da questi giovani e con tutti i giovani della città nutriamo l’utopia di costruire una rivoluzione. Una rivoluzione che sa di dignità e di libertà dal bisogno che solo il lavoro onesto può dare; che crea opportunità, che tiene insieme ingegno, creatività, fantasia, amore per l’arte, voglia di futuro; che cancella il bisogno di paradisi artificiali, che rompe solitudini, che insegna che la vita non è solo quella virtuale dei social. Noi si lotta contro l’assuefazione all’esistente, noi si grida, insieme ai giovani e a tutta la città: sogna, riaccendi i tuoi desideri, prova a rischiare, impegnati per cambiare il mondo senza arrenderti mai!
Ad ogni giovane vogliamo dire che non è solo, che tutti possiamo guardare il mare, le stelle, il cielo e trovare negli infiniti della bellezza la volontà ferma di credere in se stessi, di alzarsi e mettersi in cammino con nel cuore la gioia e la speranza.
«Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime» (Papa Francesco – Christus vivit). In Casa “Casagiove Coraggiosa” è d’obbligo piangere con chi piange, gioire con chi gioisce, far forte il debole, volere la giustizia, dare e non chiedere, stare a servire non a comandare.
Ho dedicato uno dei miei libri ai giovani e l’ho fatto con una frase di Bob Dylan: “Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.”
Noi di Casagiove Coraggiosa, quale che sia la forza del vento e del mare, navigheremo sempre con gli oblò aperti.
Carlo Comes
(nella foto di copertina due giovani casagiovesi alla Reggia di Caserta per la Festa dell’Europa 2012)

Carlo Comes