Ci voleva molto coraggio nel candidarsi a sindaco nel 1993 mentre la politica casertana naufragava tra scandali e inchieste di corruzione e collusione. Peppe Vozza non si sottrasse a questa responsabilità civile e senza delegare si espose in prima persona facendo il sindaco per due mandati. Anni di straordinario impegno e di rinunce (familiari, del tempo libero, professionali), ma anche esaltanti con iniziative che erano la prova che anche qui, in provincia di Caserta, la politica poteva trasformare la città e la vita dei cittadini e restituire loro la possibilità di partecipare, di decidere, di capire.
Io ho un ricordo vivo di quella porta dell’ufficio del sindaco sempre aperta sulle strade di Casagiove perché nessuno si sentisse estraneo all’Amministrazione, ma anche perché la stessa Amministrazione fosse sempre attenta a comprendere i bisogni dei cittadini. Quanto lavoro in quegli anni, ma che soddisfazione per i bilanci comunali partecipati, gli incontri di quartiere e le nuove villette realizzate con poca spesa e molti volontari, la chiusura di una cava assassina, la lotta contro l’antenna della SIP, il consiglio comunale dei bambini e le commissioni dei giovani, la cura per le scuole, per la biblioteca, i tanti convegni e dibattiti, i gemellaggi e gli scambi culturali, la promozione della pace e l’opposizione a tutte le guerre.
Non ho nascosto in quel tempo la mia commozione nel vedere il ruolo del sindaco riscattato dai clichés del sindaco sotto ricatto di maggioranze e grandi elettori, interessato a gestire appalti e consulenze per saldare debiti elettorali o saziare appetiti personali o di partito, Peppe Vozza offrì allora l’immagine di una politica di libertà e di servizio come quella di Giorgio La Pira nella Firenze del dopoguerra, una prosecuzione ideale di una politica che ama la verità come la luce e che non si sottomette a ricatti e minacce e che non accetta che i fini giustifichino i mezzi.
Ma certo oggi dopo 20 anni dalla conclusione di quei due mandati elettorali ci vuole ancora più coraggio ad esporsi e ad accettare di fare il sindaco in tempi resi più difficili e disastrati, ad essere disposti a governare una città con tutti i rischi che questo comporta. Per questo motivo non solo i cittadini di Casagiove gli devono essere grati perché questo suo nuovo compito renderà ancora una volta concreti i primi articoli della nostra Costituzione e offrirà ai giovani un esempio positivo contro il disimpegno del restare spettatori inerti alla finestra della società, è un invito ad occupare strade e piazze e a non illudersi che oggi sia sufficiente delegare.
Sergio Tanzarella
Sergio Tanzarella: ordinario di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, professore presso l’Università Gregoriana di Roma e già deputato della Repubblica.