Antiche radici per la città futura

Non è un’elezione normale. Non lo è perché quel virus, imprendibile e irridente, come un folletto dispettoso e minaccioso, qua e là, i focolai accende. Non lo è perché sfida il generale Agosto e congiura a dare addosso ad una democrazia, già malconcia, contro la quale, da tempo, poteri forti congiurano, nel mondo intero, perché essa escluda i tanti, non negando loro il diritto al voto, ma togliendo loro la voglia di votare.

Fu questo il punto sul quale si ragionò. Ci si avviava, in città, dopo i machiavelli della amministrazione caduta, ad una elezione con una sola lista, dunque, senza un’alternativa. Una brutta deriva che avrebbe mortificato la democrazia e ancor più i cittadini, privati del diritto di scegliere. Da ciò la necessità assoluta, anzi, il dovere di mettere insieme donne e uomini disposti a scendere in campo, intorno ad un’idea condivisa di città. Era febbraio e si costituì un gruppo che si caricò l’onere di stendere un progetto ragionato, credibile e insieme ambizioso.

Non ci mettemmo subito a stilare l’elenco delle cose da fare. Le prime riunioni le consumammo a cercare l’anima e la storia della città. In epoca in cui si conosce il prezzo di tutto e il valore di niente, noi ci mettemmo alla ricerca del senso della comunità. Cercammo le radici, scorremmo la storia, incrociammo valori generali e valenze di uomini e di donne che con le loro vite avevano cumulato un patrimonio collettivo di intelligenza, saggezza, lavoro, sacrifici, dolore che sono le essenziali componenti del gradiente di dignità che la città può vantare.

Non fu esercizio inutile. Liberare volta a volta strati di umanità vissuta ci ha fatti sentire piccoli, umili e rispettosi del lavoro a cui eravamo chiamati. Partendo dall’anima abbiamo potuto vedere più chiara la strada percorsa e provare a disegnare quella da seguire. Abbiamo rivisto le colline verdi, senza le ferite sanguinanti delle cave, abbiamo rivisto all’opera gli artigiani, ci siamo imbattuti nelle tradizioni, nelle edicole votive e nelle devozioni degli avi, nei mosaici dei cortili, nella generosità appresa da Vincenzo de’ Paoli, nella solidarietà che volle creare una Cassa Rurale e Artigiana, nella fantasia dei “cunti” delle nonne, nelle voci allegre e nei canti che riempivano l’aere dei campi di grano e di canapa. Le abbiamo riviste le nostre donne nelle filande, gli operai nell’oleificio, quelli piegati a cavar tufo o spezzare roccia di calcare con la dinamite, quelli che cuocevano le “carcare” per trasformare pietra in calce. Abbiamo ascoltato le sofferenze e le disperazioni degli ammalati del sanatorio. I canti dei soldati in marcia nel Quartiere Militare. Abbiam ascoltato le grida dei venditori ambulanti e quelle dei bimbi nelle scuole della città. Non ci sono sfuggiti personaggi intelligenti, vivaci, umani capaci di insegnare. Ci siamo ricordati degli aquiloni, delle grattate di ghiaccio, delle “‘ nanasse” e delle “pollanchelle” e, infine,   della ironia, patrimonio di tutti che aiutava a togliere durezza alla vita. “L’avvenire è la porta, il passato ne è la chiave” scriveva Victor Hugo.

Poi, solo poi, aiutati da considerazioni e proposte che ci arrivavano da decine di cittadini, verificando, in modo assai puntiglioso, lo stato attuale della città, esercitandoci a coniugare storia e speranze di oggi, guardando negli occhi i giovani, che chiedono di non essere traditi, i deboli che chiedono di sentirsi uguali, cercando di tenere insieme decoro, civiltà, servizi, ambiente, sviluppo, lavoro, dignità, solidarietà, libertà e verità, abbiamo scritto un progetto per la città che è di tutto il Movimento “Casagiove Coraggiosa”.

E’ un lavoro imperfetto, come è umano che sia, potete vederlo in sintesi, in questo sito, e leggerlo ragionato negli scritti dei mercoledì che seguiranno. Sarete voi, Casagiovesi, a valutare e giudicare, liberi e scevri da condizionamenti, le nostre idee, il nostro disegno di città futura, il Progetto di “CASAGIOVE CORAGGIOSA”.

“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”.

Eleanor Roosevelt

Carlo Comes