Il grembiule del servizio

 

Voglio iniziare questo mio contributo rifacendomi alle parole di un profeta del nostro tempo, don Tonino Bello. Sono parole che evocano una politica che, scegliendo di farsi prossima alle persone, si eleva fino alla nobiltà. Ebbene don Tonino, ispirandosi alla parabola del buon Samaritano e rispondendo alla domanda di come si caratterizza in concreto l’azione politica, dice: “Chi fa politica deve avere non solo la compassione delle mani e del cuore, ma anche la compassione del cervello. Analizza in profondità le situazioni di malessere. Apporta rimedi sostanziali sottratti alla fosforescenza del precariato. Non fa delle sofferenze della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo di potere. Paga di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo. Addita, in termini planetari e senza paure, i focolai da cui partono le ingiustizie, le violenze, le guerre, le oppressioni, le violazioni dei diritti umani. Sicché, man mano che chi ha una etica entra in politica, dovrebbe uscirne di pari passo la mentalità clientelare, il vassallaggio dei sistemi correntizi, la spartizione oscena del denaro pubblico, il fariseismo teso a scopi reconditi di dominio.”

A queste parole mi sono ispirato nella mia scelta politica e nella mia esperienza di sindaco della mia città dal 1993 al 2001. Una esperienza forte e gratificante vissuta in un’epoca, dove si è inteso dare una risposta di cambiamento, d’innovazione, di coinvolgimento per dare speranza e futuro alla nostra città. In un periodo di crisi non solo finanziaria, ma anche morale e sociale, l’amministrazione da me presieduta ha cercato di lavorare insieme e per i cittadini utilizzando i metodi della trasparenza, della partecipazione e dell’informazione, partendo da un maggiore coinvolgimento dei cittadini dal basso.

Da allora molti anni sono passati ma quella stagione che veniva dopo la prima tangentopoli e che sembrava aprire nuovi scenari sembra ormai lontanissima con il ritorno alle vecchie logiche delle false promesse e delle clientele. 

ED ALLORA CI CHIEDIAMO: COSA SERVE OGGI A CASAGIOVE?

“A Casagiove serve soprattutto il coraggio di indossare il grembiule del SERVIZIO che ci ricorda che ogni cittadina e cittadino, ogni autorità data e ricevuta, civile e religiosa, a cominciare da chi oggi si candida per essere eletto come sindaco, deve essere interpretata come servizio e non come esercizio di potere. È il grembiule del servizio che ci ricorda che siamo chiamati ad essere vicini alla nostra gente, a chinarci per lasciarci toccare dai tanti problemi che piegano le persone; ci ricorda ancora che siamo chiamati a vigilare e a difendere la città da vari e possibili sciacallaggi. È il grembiule del servizio che ci provoca a impegnarci e lottare per debellare quel “vassallaggio clientelare” che è il vero bubbone maligno delle nostre strutture; non si ruba solo quando si ricava profitto dalla merce, si ruba anche quando si ricava potere sulle coscienze. È il grembiule del servizio che ci invita a tenerci lontano da sottili e invitanti logiche di potere, di spartizioni, anche della “tunica degli ultimi”.

 

Giuseppe Vozza